Novecento – Alessandro Baricco
Può, un monologo teatrale, affascinare anche se si legge la sua trascrizione? Quanto è importante l’interpretazione dell’attore? E quanto quella dell’autore del monologo stesso? Con Novecento di Alessandro Baricco si è in grado di rispondere all’ultima domanda: molto. E l’autore è in grado di commuovere con poche pagine che scorreranno via velocemente, troppo. Se avete visto il film La leggenda del pianista sull’oceano, di Giuseppe Tornatore, la vicenda la conoscete già. Narrata dal suo amico nonché membro dell’orchestra (trombettista) del piroscafo Virginian agli inizi del Novecento, il protagonista è Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, cresciuto all’interno della nave senza mai essere sceso a terra.
Il ritrovamento e l’infanzia di Novecento
Danny Boodman T.D. Lemon Novecento è stato trovato abbandonato sul pianoforte in prima classe quando era ancora in fasce. Abbandonato? Dimenticato? Nato durante il viaggio? Tutte domande destinate a restare senza risposta. Quello che si sa è che da quel momento viene cresciuto da Danny Boodmann, il marinaio di colore che lo ha trovato, che gli fa da padre e che gli dà il nome. Questo, fino alla sua morte causata da un incidente sul lavoro: Novecento ha solo otto anni. Nei giorni successivi, a causa di un’ispezione della polizia sul piroscafo, il bambino sembra essere scomparso. Viene ritrovato dopo qualche giorno (ad ispezione finita), intento a suonare il pianoforte.
La nascita di un’amicizia
Con un balzo temporale pluriennale, assistiamo all’incontro tra Novecento e la voce narrante, un trombettista salito sul Virginian per unirsi all’orchestra. Incontro che segna l’inizio di un’amicizia sincera e profonda. Si scopre così che Novecento non è mai sceso dalla nave, in quanto sopraffatto dalla paura di non riuscire a vedere la fine del mondo a terra. E’ grazie al pianoforte che riesce a rivivere le esperienze ed i viaggi che gli raccontano i passeggeri. Non solo passeggeri di prima classe: sebbene sia per loro che egli suoni con l’orchestra del piroscafo, sono i passeggeri di terza classe ad avere il privilegio di ascoltare la “sua” musica, quella più libera e non filtrata dal direttore d’orchestra. E’ così che conosciamo i vani ma costanti tentativi del direttore d’orchestra di “contenere” gli assoli imprevedibili di Novecento.
L’amicizia tra Novecento ed il suo collega trombettista sopravvive anche al termine del lavoro di quest’ultimo. Egli infatti lascerà il Virginian per scendere a terra, cosa che Novecento dice di non voler fare mai. L’epilogo del monologo di Alessandro Baricco darà una risposta alle domande che tutti si pongono: come fa a non scendere mai? Come fa a non scendere, quando si decide di dismettere il piroscafo? E se si decide di farlo saltare in aria?
Perché leggere Novecento di Alessandro Baricco?
Beh, inutile dire che chi vi scrive ha adorato sia il monologo teatrale che la sua trasposizione cinematografica (sotto troverete i riferimenti ad entrambi). I motivi spaziano dal fascino di una storia che, sebbene potenzialmente irreale, tocca argomenti permeati nelle vite di ognuno di noi. L’amicizia, quella vera; la perdita dolorosa di una persona cara (Danny Boodman, padre di Novecento) che, nonostante il dolore, lascia un interrogativo fondamentale: meglio morire col sorriso enorme stampato in viso, o vivere più a lungo ma non necessariamente felici? Inoltre, la “sfacciataggine” di Novecento bambino e la sua ribellione alle regole della nave; la paura verso l’ignoto (la terra ferma per Novecento)… Insomma, in poche pagine Novecento, di Alessandro Baricco, riesce a lambire varie tematiche che riguardano la vita di tutti i giorni, di ognuno di noi.
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