La carta del tempo – Marcel Aymé

La carta del tempo – Marcel Aymé

La Carta del tempo - Marcel Aymé

Scrittore francese, Marcel Aymé, scrive La Carta del tempo. Il libro è scritto sotto forma di diario, il cui protagonista è Jules Flegmon, uno scrittore.

La Carta del tempo e le restrizioni

Questa lettura ci è sembrata piuttosto curiosa e in qualche modo attuale, poichè la trama ruota intorno ad alcune restrizioni da parte del Governo francesce, fatto che a primo impatto ci è risuonato molto, viste le misure prese a causa del Covid-19. Le prime righe del libro recitano, infatti: “Nel quartiere corrono voci assurde a proposito di nuove restrizioni.”

Ovviamente, non si tratta certo della stessa cosa. Infatti, le restrizioni vengono pensate “per far fronte alla carestia e ottimizzare il rendimento degli elementi industriosi della popolazione”, così il Governo vuole eliminare fisicamente i consumatori improduttivi: vecchi, pensionati, ereditieri, disoccupati e altre bocche inutili.

Cosa si intende per “eliminazione fisica”? Non si intende l’uccisione, bensì la riduzione del tempo di vita delle persone. Come? In base al criterio dell’inutilità, ogni persona in base al lavoro che compie, avrà diritto ad un numero di giorni di esistenza al mese. Per regolamentare le giornate di esistenza ognuno avrà una Carta del tempo.

Da idea poetica a infamia

Il protagonista trova inizialmente questa idea poetica ed è totalmente d’accordo, finchè però non legge il decreto sui giornali: tra le persone considerate improduttive e inutili rientrano anche gli scrittori e gli artisti in generale. Ecco come un’idea considerata poetica e felice diventa un’infamia: basta toccare le corde personali e subito l’opinione cambia. Questo, ahimè, accade a tutti ed è umano: considerare un’idea in astratto è molto diverso dal considerarla quando invece ci coinvolge e riguarda da vicino.

Chi decide però cosa rientra nella categoria di improduttivo o inutile? C’è una corsa sociale per cercare di far parte di entrare nella cosiddetta “categoria dei vivi a tempo pieno”. L’idea di fondo è chiaramente una critica sociale verso l’idea di industrializzazione e produttività: è considerato utile alla società solamente chi con il proprio lavoro produce qualcosa di concreto.

La Carta del tempo di Marcel Aymé: una lancia spezzata verso l’arte

Le prime categorie non considerate sono i non-lavoratori (ad esempio, un anziano ha solo 6 giorni di vita al mese!), ma non sono gli unici a non venire risparmiati. Con questo approccio, anche l’arte è considerata improduttiva e inutile.

L’arte non nutrirà certo la pancia e sicuramente non aiuta in caso di carestia, ma certo dà altri tipi di nutrimento: bellezza, poesia, fascino, sviluppo del pensiero, benessere. Tutti questi aspetti vengono presi in considerazione in una società produttiva? Sembra valgano molto meno, tanto è vero che gli artisti sono considerati dei nullafacenti, come se non apportassero nulla che contribuisca all’accrescimento della società. E’ così si delinea l’idea di società produttiva: un mondo in cui la bellezza, l’arte e il pensiero sono in secondo piano, quasi che, praticandole, ci si senta degli scarti. Non è un caso che nel libro queste professioni vengano stigmatizzate, l’autore per rendere il concetto concretizza l’idea di emarginato sociale attraverso la riduzione dei giorni di esistenza del protagonista.

La carta del tempo di Marcel Aymé e tre paradossi

Il tempo

Un aspetto interessante che viene evidenziato è il concetto di tempo, che viene stravolto. Si nota l’altra faccia della medaglia: sapendo di dover approfittare del tempo ridotto a disposizione, le persone che non conducono una vita a tempo pieno vivono a pieno tempo. Infatti, sono di buonumore, ottimiste e decisamente più felici. Si crea così un paradosso, che contribuirà a rivedere il concetto di tempo stesso e, alla fine, ad eliminarlo.

La morte

Il periodo di non-esistenza è preceduto da una morte relativa, che ha sempre una promessa di resurrezione. Le persone, però, percepiscono solo il tempo di esistenza, poichè al risveglio non ricordano nulla della morte provvisoria e, anzi, riprendono da dove avevano interrotto. Si crea un altro paradosso: chi “vive” la morte non la sente, chi non la “vive” la vede e quindi la esperisce, seppur indirettamente. Quindi, le persone che vivono a pieno la loro esistenza, sebbene gli sia negata l’esperienza diretta della morte, sono quelli che invece hanno un confronto con essa. Le persone che ne fanno esperienza, invece, non si misurano davvero con la morte.

Aspetti d’ombra

Nel mondo creato ne La Carta del tempo di Marcel Aymé, lo scopo finale è quello di aumentare la produttività della società ed eliminare tutto ciò che è inutile. In realtà, però, si crea una società ancor peggiore, in cui emergono altri lati ombra: la vita umana diventa una mercanzia, al mercato nero la mercanzia è l’esistenza stessa. Si creano contrabbando, gelosie, invidia e pericolo. La carestia non è più la fame, ma anzi la fame di vita.

La Carta del tempo di Marcel Aymé: perchè leggerlo?

Questo libro è piuttosto breve, se si ha una pausa durante la giornata lo si può concludere tranquillamente entro la giornata stessa. Inoltre, noi di Cuori d’inchiostro, lo abbiamo trovato molto interessante per le risonanze con le restrizioni e il periodo passato. Malgrado sia considerato una lettura distopica, si avvicina molto alla realtà, ovviamente in modo metaforico.

La Carta del tempo è una di quelle letture che, nonostante sia di poche pagine ha molto da lasciare e aiuta molto la riflessione. In particolare su cosa noi ne facciamo del nostro tempo. Non è un caso che si dica tempo libero. Avere tempo produce libertà?

Nel tempo di restrizione dovuta al Covid-19, molte persone hanno scoperto o ri-scoperto molti modi diversi di utilizzare il proprio tempo, spesso trasformandolo in tempo di qualità. Cosa vuol dire “tempo di qualità”? Evidentemente ognuno ha un pensiero diverso di qualità, ecco quindi che si inserisce anche il concetto di tempo soggettivo, che siamo noi a gestire. E’ vero che il Governo ha imposto dei tempi di chiusura e apertura (sia nella lettura, che effettivamente nella nostra realtà!), ma siamo sempre noi a stabilire in che modo usare questi tempi, a prescindere dal contesto. Questo forse restituisce un po’ di speranza.

Fateci sapere se lo leggerete o cosa ne pensate! Buone letture estive!

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