Con una piccola torcia nel buio – Vincenzo Sorrentino

Con una piccola torcia nel buio – Vincenzo Sorrentino

Con una piccola torcia nel buio - Vincenzo Sorrentino

Con una piccola torcia nel buio di Vincenzo Sorrentino non è un libro di facile lettura. No, di sicuro non perché sia scritto male o la storia sia brutta: tutto il contrario. Sicuramente, però, è un libro a cui bisogna tornare per comprendere.

Non ci si può approcciare a Con una piccola torcia nel buio pensando di avere sottomano un classico romanzo di narrativa. Il libro in questione scansa la linearità cronologica con la quale, solitamente, si raccontano le storie.

Tuttavia, questo libro ci ha colpite molto: cercheremo di spiegarvi perché. Prima di tutto però, cerchiamo di capire cosa abbiamo tra le mani.

Di cosa parla Con una piccola torcia nel buio di Vincenzo Sorrentino?

Il titolo scelto da Vincenzo Sorrentino: Con una piccola torcia nel buio

Il titolo scelto da Vincenzo Sorrentino “Con una piccola torcia nel buio” fa pensare a qualcosa di molto piccolo usato per qualcosa di infinitamente grande. Il buio rappresenta l’inesplorato, l’oscuro, l’inconoscibile. Buio e luce si incontrano? Sì e in quel luogo si forma una soglia, dove luce e buio si uniscono e si separano allo stesso tempo.

E’ attorno a questa soglia che vengono narrate le storie e, come accade in tutte le soglie, è qui che l’autore riesce a tenere insieme gli opposti. Le storie di vita però non rappresentano il punto focale del romanzo. All’interno del libro troviamo molte storie che si intrecciano, quelle di Giulia, Federica, Andrea, Marco, Simona, Alice, Francesco e Giulio. Eppure, nessuno di loro è il protagonista. Il vero protagonista del libro è il rapporto con il buio e con la luce e tra il buio e la luce. In fondo, non sappiamo quasi nulla della vita di Giulia, se non che si è innamorata di Federica e poco altro, però sappiamo quasi tutto del suo incontro con il buio.

Quella raccontata da Vincenzo Sorrentino è una storia destrutturata, (eppure di storie ne racconta tante!), che vuole illustrare un rapporto astratto: quello di buio e luce, conscio e inconscio, vita e morte, pensiero e sentimento. Ecco, dunque, di che cosa parla il libro. L’autore attraverso le pagine entra ed esce da questo confine labile e immaginario, insinuandosi nei pensieri del lettore e spingendolo con naturalezza a chiedersi se ha abitato quella soglia, se ha fatto esperienza del buio o della luce o di entrambi. Tutto il libro ruota intorno all’interrogazione su questa soglia, sul mondo del buio che ha a che fare con la scomparsa, con la morte, il caos, la solitudine, l’assenza, ma anche la vita.

Il processo di scrittura del libro: ha un genere?

E’ stato molto piacevole e interessante parlare proprio con Vincenzo Sorrentino, in una chiacchierata che possiamo definire “non-ufficiale” (anche se, piccolo spoiler, visto quanto ci ha colpite il libro, arriverà anche quella ufficiale) del processo di scrittura.

Nel libro sembrano emergere dei frammenti. Frammenti di pensieri, frammenti di vite, frammenti di storie. In effetti, l’autore ci conferma che questo ricalca esattamente la nascita e la stesura del libro. Con una piccola torcia nel buio, infatti, è nato come una sorta di deposito di frammenti intorno al tema della soglia, che poi hanno preso forma trasformandosi in un libro vero e proprio che contiene un filo rosso. Il processo è stato proprio questo: Vincenzo teneva un momento della giornata dedicato a sé e, in questo spazio, lasciava emergere quello che arrivava attraverso la scrittura. A volte erano dieci righe, a volte erano pagine intere e a volte due parole sole.

In effetti, anche lo stile di scrittura è il risultato di quanto si legge. Certamente non è una scrittura canonica, ma inframezzata (o interrotta?) da poesie, pensieri, dimostrando quindi anche nella forma l’espressione di questi frammenti.

Trattandosi di emersione non può che essere un processo di introspezione: da dentro, nell’animo a fuori, sulle pagine. Quindi, le persone di cui l’autore fa intravedere delle storie di vita sono emerse spontaneamente. Rispetto al genere di appartenenza, sicuramente si può parlare di introspezione, appunto, ma è molto difficile sceglierne uno che calzi a pennello. Ufficilamente è un libro di narrativa, ma non c’è una vera e propria narrazione, anzi il genere somiglia di più alla poesia. C’è una ricerca interiore, un’analisi e dei dubbi che non portano a delle risposte. Eppure, non c’è nulla di veramente autobiografico.

Forse, si può parlare di una sorta di poetica della filosofia, ma persino questo non rende a pieno l’idea. Anche per questo forse è un romanzo che si può considerare al passo con i tempi e, allo stesso tempo, senza tempo. In fondo in epoca odierna si fa la guerra alle etichette con delle altre etichette.

Nei suoi infiniti contrapposti, Con una piccola torcia nel buio, è un libro circolare. Abbiamo già parlato del fatto che il libro non ricalca la linearità cronologica di spazio-tempo a cui siamo abituati, ma è forse nel concetto di circolarità che trova un suo modello. Infatti, il senso del libro è racchiuso tutto nella prima pagina, solo che quando cominci a leggerlo non lo sai ancora e quando è finito è bello tornarci per fare un confronto e allo stesso tempo riprenderlo per individuare nuovi sensi. Con una piccola torcia nel buio di Vincenzo Sorrentino è bello anche per questo: quando lo hai terminato c’è quel nonsocché che ti fa venir voglia di leggerlo un’altra volta! Anche solo per riprovare l’esperienza di vedere “dare forma a delle schegge di caos” (citiamo un’esperessione del libro).

Vincenzo Sorrentino

Veniamo ora all’autore di Con una piccola torcia nel buio: Vincenzo Sorrentino. Come sapete, su Cuori d’inchiostro dedichiamo sempre uno spazio agli scrittori emergenti. Vincenzo Sorrentino, in realtà, ha scritto numerosi testi prima di Con una piccola torcia nel buio, ma tutti di divulgazione filosofica. Infatti, Vincenzo Sorrentino è docente di filosofia politica ed etica pubblica presso l’Università di Perugia. Non è un caso, quindi, che si interessi di temi astratti e vitali.

La scrittura, quindi, è una passione da molto tempo. Sicuramente, però, rispetto a tutte le altre esperienze di divulgazione, questo libro è un esperimento (riuscito) molto diverso, dove a Vincenzo Sorrentino è piaciuto molto unire la passione della scrittura, ma anche dell’ascolto. Ascoltarsi in modo profondo non è un processo scontato, né semplice, come non lo è tirare fuori delle parole di senso su temi intangibili, ma esperiti da tutti. In questo c’è una forte assonanza con la psicanalisi, territorio in cui conscio e inconscio si incontrano e scontrano. Per gli addetti ai lavori, in effetti, una possibile lettura è proprio quella del rapporto tra conscio e inconscio e in particolare dell’intreccio tra conscio e inconscio personale e conscio e inconscio collettivo.

Nel libro Con una piccola torcia nel buio troverete stralci molto belli dedicati alla scrittura e allo scrivere, costruiti grazie alla capacità dell’autore di far emergere e mettere su carta l’insieme di vissuti e pensieri.

Che dire? Speriamo di collaborare nuovamente con Vincenzo Sorrentino e proporvi, quindi, altri titoli!

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