Giulio fa cose – Paola Deffendi e Claudio Regeni

Giulio fa cose – Paola Deffendi e Claudio Regeni

Giulio fa cose - Paola Deffendi e Claudio Regeni

Oggi Cuori d’inchiostro parlerà di una vicenda iniziata esattamente 5 anni fa ed ancora purtroppo non risolta. Si tratta di una ferita aperta da tanto, troppo tempo, senza che le autorità abbiano mantenuto fede alle loro parole. Stiamo parlando del rapimento, sequestro, della tortura e dell’omicidio del dottorando Giulio Regeni in Egitto. Scritto dai suoi genitori ed edito dalla Feltrinelli, Giulio fa cose di Paola Deffendi e Claudio Regeni parla del loro dolore, ovviamente. Ma ciò che fa più male sono le loro calma, pacatezza e determinazione nell’ottenere la verità, ancora negata a distanza di anni.

A 5 anni dalla scomparsa di Giulio, noi di Cuori d’inchiostro vogliamo ricordare lui e la battaglia della sua famiglia e dei suoi amici (che dovrebbe essere quella di ognuno di noi) con un articolo sul libro scritto a quattro mani dai suoi genitori: Giulio fa cose, di Paola Deffendi e Claudio Regeni. L’orario di pubblicazione di questo articolo non è casuale: è l’orario dell’ultimo SMS inviato da Giulio.

Chi è Giulio Regeni?

Sì, abbiamo usato il tempo presente, per un motivo molto semplice: finché non si fa luce sul “caso Regeni” (parleremo di questa espressione tra poco), Giulio non deve essere dimenticato, né lasciato andare: la sua assenza e la mancanza di risposte pesano come macigni.

Nato il 15 gennaio 1988, Giulio Regeni è, come scoprirete leggendo Giulio fa cose di Paola Deffendi e Claudio Regeni, appassionato di fumetti ed un cittadino del mondo. La sua prima esperienza all’estero risale infatti ai suoi anni liceali. Terminata l’università, Giulio si iscrive ad un corso di dottorato a Cambridge, Inghilterra. Durante il dottorato, per motivi di ricerca, viene inviato in Egitto dove, la sera del 25 gennaio 2016, a 28 anni appena compiuti, sparisce. I genitori verranno contattati solo in un secondo momento: partiranno immediatamente per Il Cairo, ma il 3 febbraio verrà ritrovato il corpo di Giulio.

Il ritrovamento del corpo di Giulio

Il corpo di Giulio, al momento del recupero, mostra segni evidenti di tortura. Sono stati trovati infatti, su tutto il corpo, contusioni e abrasioni (simili a quelle tipicamente causate da un grave pestaggio) lividi compatibili con lesioni da calci, pugni ed aggressione con un bastone. A ciò si sommano più di due dozzine di fratture ossee, tra cui sette costole rotte, tutte le dita di mani e piedi, entrambe le gambe, le braccia e scapole, oltre a cinque denti rotti. Come se non bastasse, il corpo di Giulio Regeni è stato trovato con coltellate multiple sul corpo, comprese le piante dei piedi; estese bruciature di sigarette su tutto il corpo, una bruciatura più grande tra le scapole e incisioni somiglianti a vere e proprie lettere. La causa della morte sembra essere stata un colpo al collo, che ha causato la frattura di una vertebra cervicale.

Giulio fa cose di Paola Deffendi e Claudio Regeni: la scelta del titolo

Il titolo del libro Giulio fa cose, scritto a quattro mani da Paola Deffendi e Claudio Regeni, ha, come spiegato al suo interno, tutto un suo significato. Persona molto attiva e curiosa in vita, Giulio sta continuando a “fare cose” anche ora che non è più tra noi. Sta mobilitando molte persone, favorendo incontri, dialoghi, sdegno verso chi maltratta il dolore dei suoi genitori, familiari, amici, mostrando la vera natura di chi detiene il potere politico; sta favorendo incontri tra chi sente sulla propria pelle il dolore suo e delle persone a lui care.

Del resto, hanno ragione Paola Deffendi e Claudio Regeni: ciò che è successo a Giulio sarebbe potuto, e può accadere, ad ognuno di noi. È per questo motivo che è fondamentale che lo Stato Italiano si mobiliti (avrebbe dovuto già ottenere risposte, in realtà!) per la verità. Giulio non è stato “solo” sequestrato, torturato ed ucciso. Le autorità del Paese in cui stava lavorando e facendo ricerca (l’Egitto, appunto) hanno anche infangato la sua memoria con menzogne e depistaggi. Ciò che ha subito ha messo dunque in luce che questo paese è, per usare un eufemismo, poco affidabile. Non per la tragedia e la morte, o meglio non solo, ma (anche e soprattutto) per tutti i depistaggi governativi che ne sono conseguiti.

Tra governi, relazioni internazionali e depistaggi

In Giulio fa cose, Paola Deffendi e Claudio Regeni descrivono pacatamente ma con la fermezza che li contraddistingue il loro dolore, sì, ma anche la loro ricerca di verità. Scoprirete, così, chi e come li ha informati della scomparsa di Giulio, della sua morte, delle relazioni internazionali tra Italia ed Egitto. Paola Deffendi e Claudio Regeni scrivono anche delle autorità con cui si sono interfacciati: tra chi parla di Giulio come del “caso Regeni” e chi invece parla di Giulio. I primi, come risulta evidente ai genitori e al lettore, sono privi di empatia e difficilmente si attiveranno alla ricerca della verità. Il “caso Regeni” per loro è solamente un nodo da sciogliere, quasi fastidioso.

I genitori di Giulio in questo libro scritto a quattro mani parlano delle decisioni dei nostri Governi, tra cui le vicende relative all’ambasciata Italiana in Egitto. Il governo di quest’ultimo paese ha inoltre messo in piedi vari depistaggi, uno più clamoroso dell’altro. Si è infangato il nome di Giulio, sono stati accusati e giustiziati degli innocenti con la speranza che tale menzogna placasse la sete di verità dei suoi genitori… e questi sono solo alcuni di quelli che scoprirete leggendo il libro.

Perché la vicenda di Giulio dovrebbe indignarci tutti

Giulio Regeni non era, è solo un cittadino italiano che, in quanto tale, dovrebbe essere tutelato dal proprio Stato. Giulio era anche un cittadino del mondo, viaggiando molto anche per motivi di lavoro e di studio. Ed è, in qualche modo, sul lavoro che è morto: in missione in Egitto. Che ruolo ha avuto l’Università di Cambridge per cui lavorava? O meglio, come lo ha difeso dai rischi della missione? Anche di questo Paola Deffendi e Claudio Regeni parlano Giulio fa cose.

Quanti di noi sono andati all’estero (non solamente in Europa) per motivi di studio o di lavoro? Stiamo pensando ai giovani che hanno scoperto la mobilità internazionale grazie all’Erasmus, ad esempio, ma non solo. Quanti hanno o attualmente lavorano all’estero? La vicenda di Giulio mostra, nella sua crudezza, come il lavoro del ricercatore (perché un dottorando è un ricercatore all’inizio della sua carriera), specialmente in Italia, sia bistrattato e considerato come una passione. E Paola Deffendi e Claudio Regeni, in Giulio fa cose, affrontano anche questa tematica.

La morte di Giulio tocca, anche se non tutti ne sono consapevoli, ognuno di noi. Dimostra innanzitutto che un paese non così lontano, e con cui l’Italia ha rapporti commerciali, non è sicuro come vogliamo credere. Attenzione: non stiamo parlando di criminalità. Stiamo parlando delle istituzioni del Paese, che non sono “sicure” in quanto non cercano la verità ma al contrario la celano. La morte di Giulio inoltre dimostra come si possa morire facendo il ricercatore, come un ragazzo di 28 anni possa essere torturato e ucciso e come la verità su questa vicenda possa essere infangata dalle autorità. Ciò potrebbe capitare anche a persone non lontane da voi, purtroppo. È per questo che dovremmo tutti aiutare la famiglia di Giulio a trovare la verità, e mostrarle vicinanza.

Cinque anni sono passati dalla scomparsa di Giulio. Molti. Eppure non sono stati sufficienti a scoprire la verità. Speriamo quest’ultima venga presto a galla.

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