Il sogno della macchina da cucire – Bianca Pitzorno

Il sogno della macchina da cucire – Bianca Pitzorno

Il sogno della macchina da cucire - Bianca Pitzorno

Oggi, con il libro del mese di Giugno, un tuffo nel passato, precisamente a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Come? Non con la Delorean di Ritorno al futuro, ma con Il sogno della macchina da cucire di Bianca Pitzorno.

Il sogno della macchina da cucire di Bianca Pitzorno: in che contesto siamo?

Sappiamo già di trovarci alla fine del 1800 e agli albori del 1900. L’autrice fornisce, con maestria, non solo indicazioni temporali, ma anche sociali e socioculturali. La vicenda è intrisa, senza esserne per nulla appesantita, di quotidianità, di pensieri, di desideri, di oltre cent’anni fa. È così che “scopriamo” che nel 1900 acquistare il proprio vestiario, solo cent’anni fa!, era ben diverso rispetto ad oggi. Non solo non esistevano le grandi catene di moda a basso prezzo, che ci permettono (nel bene e nel male, non siamo qui per discutere o dialogare su questo: andremmo fuori tema) di cambiare frequentemente il nostro guardaroba: non esistevano nemmeno le boutique di prêt-à-porter. Ecco che ogni famiglia che poteva permetterselo faceva cucire abiti, biancheria e corredo da matrimonio ad una sarta.

Anche tra chi poteva commissionare lavori ad una sarta troviamo discrepanze sociali. C’è, del resto, chi “ricicla” vecchi vestiti o tessuti, e chi invece fa arrivare i tessuti addirittura dall’estero. Troviamo anche chi dedica un’intera stanza della casa alla presa delle misure, al disegno dei modelli. Stanza che prendeva vita quasi esclusivamente alle donne, siano esse state sarte o abitanti della casa. In quella sorta di “ritrovo al femminile”, le differenze sociali rimangono solo a causa del motivo per cui ci si ritrova lì: chi commissiona il lavoro, e chi quel lavoro lo fa. Per il resto, emergono segreti, confidenze, speranze.

La sartina e il suo sogno della macchina da cucire

È in questo contesto che la protagonista, una giovane sartina a giornata di umilissime origini, si muove. È lei stessa a raccontarci della sua vita, del suo lavoro, delle sue clienti. In lei troviamo molte sorprese e caparbietà. Il suo ceto sociale non le ha impedito di imparare a leggere da sola, ad esempio. Non solo per sbrigare le faccende quotidiane e rendersi autonoma rispetto ad esse: la protagonista coltiva il piacere della lettura, adorando le opere di Puccini.

La sua povertà si manifesta in tutta la sua durezza in due aspetti differenti. Il primo, è quanto la giovane debba lavorare per sopravvivere. Il secondo, è un desiderio: quello di una macchina da cucire. Non per velleità, ma per poter lavorare più rapidamente, dunque per poter accettare più lavori e poter migliorare le proprie condizioni di vita. Ovviamente anche cent’anni fa esistevano vari modelli di macchine da cucire: portatili o stanziali, ad esempio, ognuna con aspetti positivi e negativi. La sartina, conscia delle sue origini e condizioni anche nei suoi desideri, non si spinge a tanto: a lei basta una macchina da cucire, qualsiasi essa sia. Sa che non può permettersi di scegliere, pur conservando (e rivendicando!) la possibilità di desiderare. Possibilità che non può essere negata nemmeno al più umile o povero del mondo.

Chi sono le clienti della sartina?

È accompagnando la protagonista ai suoi lavori che conosciamo anche le sue clienti. Troviamo una famiglia di sorelle che fa arrivare i tessuti dall’estero, ignorando però l’uso che all’estero si fa, di tali tessuti. Conosciamo anche una giovane americana decisamente intraprendente e indipendente rispetto agli standard italiani del tempo. Ester invece va a cavallo e studia sia il greco antico che la meccanica. Questi sono solo degli esempi: non vogliamo spoilerarvi altro! Conoscerete anche altre sartine e altre persone dello stesso ceto sociale della protagonista.

È in questo contesto che la sartina vive, cresce, lavora e cerca di affermarsi. Noi ci fermiamo qui per quanto riguarda la trama: il resto dovrete scoprirlo leggendo Il sogno della macchina da cucire di Bianca Pitzorno!

Una lettura scorrevole e piacevole tutt’altro che banale come libro del mese

Il sogno della macchina da cucire di Bianca Pitzorno è il primo libro che noi di Cuori d’inchiostro leggiamo… e non sarà l’ultimo! Sebbene non siamo di fronte ad un romanzo leggero né ricco di colpi di scena, l’autrice tiene il lettore con il naso incollato tra le pagine. La non leggerezza del romanzo deriva dalle difficoltà che la vita pone alla sartina. La sua determinazione lega il lettore al libro, lettore che via via diventa amico della protagonista con cui gioisce e patisce. Ogni conquista della sartina causa, in chi legge, gioia e sollievo, così come ogni sua paura o evento avverso genera in noi angoscia e desiderio di riscatto.

Bianca Pitzorno non parla solo della sartina e alla sartina. Parla, attraverso le vicende narrate, di ogni donna, anche contemporanea, dei suoi sogni, dei suoi desideri di riscatto sociale e personale, delle risorse che scopre di avere per far fronte ai propri desideri o alle avversità della vita. E si fa portavoce di un consiglio, quello di puntare sempre alla libertà, alla propria felicità, alla propria affermazione sia personale che sul lavoro. Già questo è un motivo più che sufficiente per eleggere Il sogno della macchina da cucire di Bianca Pitzorno a libro del mese!

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