Flatlandia – Edwin A. Abbott

Flatlandia – Edwin A. Abbott

Flatlandia - Edwin Abbott

Come da tradizione, Cuori d’inchiostro dedica il giorno 17 di ciascun mese al libro del mese. Per questo mese di Febbraio abbiamo deciso di presentare un racconto, scritto dal sacerdote Edwin A. Abbott, sui generis, che parte dalla geometria per criticare la società in cui viveva l’autore: Flatlandia di Edwin A. Abbott.

Perché parlare di un testo di geometria scritto da un sacerdote britannico?

Edwin A. Abbott non fu solo un sacerdote anglicano, ma anche scrittore, teologo e pedagogo. Fu, dal punto di vista letterario, molto prolifico: scrisse infatti più di quaranta libri. Tra di essi, troviamo opere teologiche, biografie e manuali scolastici. L’opera per cui è maggiormente noto è, appunto, Flatlandia, di cui ci accingiamo a parlare, pubblicata anonima nel 1884. Si tratta di un romanzo di difficile catalogazione: potremmo annoverarlo tra il fantasy e la fantascienza. Non siamo dunque di fronte ad un libro teologico!

Dopo aver introdotto Edwin A. Abbott, torniamo ad occuparci di Flatlandia di Edwin A. Abbott

Flatlandia è un racconto/romanzo suddiviso in due parti, la prima quasi propedeutica alla seconda.

La prima parte di Flatlandia di Edwin A. Abbott.

Qui l’autore descrive il mondo di Flatlandia (Flat in inglese significa piatto: Flatlandia può dunque essere tradotto con Pianolandia o Il mondo piatto). Flatlandia è dunque un mondo bidimensionale popolato da poligoni regolari. Gli unici a fare eccezione sono i triangoli isosceli e le linee. Per quanto riguarda i primi, il loro grado di “evoluzione” si misura dall’angolo compreso tra i due lati uguali: più esso si avvicina ai 60º, più esso può aspirare ad essere annoverato tra i poligoni regolari. Le rette invece sono le donne. Il narratore è un quadrato.

In Flatlandia, maggiore è l’ampiezza dell’angolo del poligono (ergo, maggiore è il numero dei lati), maggiore è l’intelligenza dell’individuo. Questo si rispecchia in accesso a scuole e lavori migliori e di maggior responsabilità. Ça va sans dire, la perfezione da raggiungere è il cerchio, che altro non è che un poligono con un numero infinito di lati. È possibile una scalata sociale? Sì, anche se essa è molto lenta e remota. Ogni generazione “guadagna” un lato. Ciò significa che la prole di un quadrato sarà composta da pentagoni; quella di un pentagono da esagoni, e così via. Se a prima vista ciò sembra una rapida scalata sociale, in realtà non lo è: pensate a quante generazioni debbono passare affinché un triangolo equilatero riesca ad avere 30 lati!

Questa lentezza quasi estenuante della scalata sociale è intrinseca al sistema. Sebbene lentissimo, la probabilità di un innalzamento sociale non è zero. Ciò permette alla classe dominante di sottomettere le classi sottostanti. Come? Allettando i capi con una istantanea scalata sociale! Questo ovviamente fa fallire ogni rivolta in Flatlandia.

La seconda parte di Flatlandia

Dopo aver illustrato al lettore la struttura sociale di Flatlandia, il quadrato racconta il suo incontro con una sfera proveniente da Spacelandia (che potremmo tradurre con Spaziolandia o, ancor più semplicemente, Spazio). La sfera spiega così al quadrato la presenza di una terza dimensione e gli illustra, con delle nozioni di geometria, la sua esistenza e veridicità. Lasciamo immaginare al lettore come gli abitanti di Flatlandia abbiano reagito al tentativo del quadrato di illustrar loro la presenza di una terza dimensione! E se, però, non tutti ne fossero all’oscuro?

Edwin A. Abbott mostra, nel suo Flatlandia di Edwin A. Abbott, di essere a conoscenza degli allora recenti lavori di Riemann. Il quadrato, infatti, teorizza mondi a più dimensioni, che possono essere scoperti così come lo è stata l’esistenza di una terza dimensione. O forse no? Quando il quadrato teorizza l’esistenza di tali mondi, la sfera lo zittisce sostenendo che il mondo ha solo tre dimensioni e non ne può avere più di tre… per poi cambiare idea affermando che la ricerca di altre dimensioni può proseguire all’infinito.

Flatlandia di Edwin A. Abbott: a che genere letterario appartiene?

Classificare l’opera di Edwin A. Abbott è tutt’altro che facile. Di sicuro siamo di fronte ad un romanzo fantasy: Flatlandia è ovviamente un mondo inventato. Potremmo anche essere di fronte, però (anzi, secondo noi più precisamente), ad un romanzo di fantascienza: la base di Flatlandia è il piano cartesiano in cui prendono vita poligoni regolari. D’altro canto, Flatlandia somiglia molto ai romanzi distopici del Novecento del secolo scorso, di cui 1984 e La fattoria degli animali di George Orwell ne sono esempi. Perché Flatlandia può essere considerato distopico? Beh, per la forte gerarchia sociale e per la fine che fa il quadrato narrante (non sta a noi svelarvi nulla!) quando si rifiuta di accettare l’ideologia imposta dalle masse. Vi ricorda nulla tutto ciò?

Perché leggere Flatlandia di Edwin A. Abbott oggi?

Se la domanda è “perché ne parliamo in questo mese di Febbraio?”, la risposta è semplice: Edwin A. Abbott riesce ad introdurre, con tatto e semplicità, le basi di spazi a più dimensioni, dopo aver descritto in dettaglio Flatlandia, che prende vita grazie ad Edwin A. Abbott. Lo fa quasi giocando, proponendo esperimenti mentali alla portata di tutti. Ecco perché Flatlandia di Edwin A. Abbott può essere letto anche da giovani lettori: stiamo pensando a studenti delle scuole medie, che con esso possono approcciarsi alla scoperta intrinseca nella matematica che studiano a scuola.

Il romanzo può essere apprezzato anche da studenti delle scuole superiori, che d’altro canto hanno una formazione matematica un po’ più avanzata rispetto ai loro colleghi più giovani. Per non parlare poi di studenti universitari di facoltà scientifiche: noi di Cuori d’inchiostro siamo sicure che una studentessa o uno studente di Matematica, Fisica, Ingegneria… possano apprezzare un racconto fantastico e favolistico come Flatlandia di Edwin A. Abbott. Insomma, per farla breve, Flatlandia di Edwin A. Abbott può essere una lettura da affrontare con i propri studenti.

Flatlandia, come dicevamo, non è solo una lettura favolistica né solo matematica. L’autore critica anche una società quasi statica, in cui le fasce più deboli vengono manipolate e messe a tacere con dei miseri trucchi. La lettura dell’opera di Edwin A. Abbott può portare dunque ad un dialogo in classe originato proprio dalle disuguaglianze che permeano la società di Flatlandia e la nostra, rispettivamente. Insomma: ne parliamo in un mese scolastico proprio perché confidiamo che Flatlandia di Edwin A. Abbott possa essere considerato un libro interessante da proporre ai propri studenti.

Flatlandia di Edwin A. Abbott: una lettura per soli ragazzi?

Assolutamente no! Flatlandia è una di quelle letture che può essere approcciata a diverse età, ognuna delle quali si sofferma su alcuni dei vari messaggi veicolati da Edwin A. Abbott. La nostra proposta per questo mese di Febbraio dunque non è solo rivolta ai più giovani, ma a tutti i nostri lettori. Anche i meno giovani con Flatlandia di Edwin A. Abbott potranno rispolverare concetti studiati durante gli anni scolastici ma con gli occhi della scoperta.

Quale edizione scegliere? Dal libro a cortometraggi e film

Esistono molte edizioni di Flatlandia di Edwin A. Abbott: la casa editrice Bollati Boringhieri propone una sua traduzione (di Caterina D’Amico) con testo originale a fronte. Adelphi invece offre una traduzione di Masolino D’Amico. Un’edizione è disponibile edita dalla Feltrinelli. Questo, solo per citarne alcune.

Sapete che esistono anche versioni “animate” di Flatlandia di Edwin A. Abbott? La prima, del 1982, tutta italiana, e la seconda del 2007. Trovate entrambe qui sotto!

Flatlandia (1982), diretto da Michele Emmer (matematico italiano), figlio del regista Luciano Emmer
Flatland (2007), diretto da Ladd Ehlinger Jr.

La nostra valutazione di Flatlandia di Edwin A. Abbott

Dare una valutazione a Flatlandia di Edwin A. Abbott è tutt’altro che facile. La descrizione della società di Flatlandia può forse sembrare macchinosa, ma rende perfettamente la sua struttura quasi monolitica. Come non apprezzare inoltre la critica al ruolo imposto e alla visione che la società hanno delle donne? Degno di nota è il lavoro svolto dall’autore per rendere alla portata di tutti le idee alla base del lavoro di Riemann! La mancanza dell’ultimo cuore dalla nostra valutazione è dovuta alla “lunghezza” della descrizione della struttura della società di Flatlandia. Non perché ciò non sia necessario, tutt’altro (come dicevamo), ma perché temiamo possa “scoraggiare” il lettore. Attenzione: a noi quella lungaggine è piaciuta, sia per la meticolosità descrittiva del mondo di Flatlandia, sia perché rende perfettamente la monoliticità della società di Pianolandia.

Valutazione

4 su 5
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