La mia storia – Rosa Parks e Jim Haskins

La mia storia – Rosa Parks e Jim Haskins

La mia storia - Rosa Parks e Jim Haskins

Oggi è una data importante che però, in Italia, è poco conosciuta. Lo è principalmente negli Stati Uniti d’America, dove l’autrice di questa autobiografia è nata e vissuta. Stiamo parlando di La mia storia di Rosa Parks e Jim Haskins, edito in Italia da Mondadori: oggi Rosa Parks avrebbe compiuto 100 anni.

Cos’è La mia storia di Rosa Parks e Jim Haskins?

Nata il 4 febbraio 1913, Rosa Parks è famosissima per un gesto tanto banale quanto rivoluzionario: non aver ceduto il proprio posto dell’autobus ad un bianco. Se siete tra coloro che pensano che ciò sia stato un gesto “isolato” e che solo fortuitamente abbia dato il là ai movimenti antisegregazionisti, beh… mettetevi comodi e siate pronti a ricredervi.

La mia storia di Rosa Parks e Jim Haskins non è solo l’autobiografia dell’autrice. La mia storia è anche (e soprattutto) una testimonianza, uno spaccato di come era la società americana all’inizio del secolo scorso. Ed in particolare, di come era essere coloured negli USA. Rosa Parks spiega e illustra come i neri erano usciti dalla schiavitù. Con ciò intendiamo dire come era la loro vita al termine della stessa: che lavori facevano, che vita hanno scelto di fare… L’autrice mostra anche come la vita di una persona di colore era diversa da quella di un bianco, specialmente al Sud: scuole diverse, fontanelle per l’acqua diverse, chiese diverse, posti a sedere diversi, perfino interi quartieri “neri”.

La segregazione

Con La mia storia, Rosa Parks e Jim Haskins illustrano chiaramente cosa sia la segregazione. Gli autori parlano anche dei primi movimenti antisegregazione: delle riunioni, della nascita e dello sviluppo dell’NAACP (National Association for the Advancement of Colored People), del sostegno da parte di alcuni bianchi (prevalentemente del Nord).

Noi di Cuori d’inchiostro non ci dilungheremo molto sulla parte storica. Perché? Beh, perché Rosa Parks quella storia non solo l’ha vissuta sulla propria pelle, ma la ha perfino modificata fino a plasmarla. Accenniamo però al fatto che leggendo della vita di Rosa Parks incontriamo anche Harry Belafonte (il cantante, sì) e Martin Luther King Jr.. Abbiamo sorriso quando l’autrice racconta di ricevere da Martin Luther King Jr. stesso la copia autografata del suo libro. Un sorriso di piacere e di stupore: le vite di due pietre miliari della storia del secolo scorso che si incrociano, collaborano e si incontrano anche tra le pagine dei loro libri.

Chi è Rosa Parks?

Rosa Parks è stata un’attivista che si è adoperata ed ha lottato per riconoscere alle persone di colore diritti pari a quelli dei bianchi. Come ha fatto attivismo? Conferenze, riunioni segrete, attivismo per salvare persone ingiustamente condannate per reati non commessi…. Lasciamo però che sia lei stessa a raccontarvi i dettagli. Noi ci limitiamo ad anticiparvi che il gesto per cui è conosciuta non è stato né la prima né l’ultima cosa che ha fatto per lottare contro la segregazione!

Il posto sull’autobus

L’autrice spiega come gli autobus del tempo, i cui autisti erano bianchi, erano divisi in tre aree. C’erano i posti davanti, riservati ai bianchi; i posti in fondo riservati ai neri e quelli in mezzo “misti”: potevano essere occupati dai neri, ma dovevano essere liberati non appena un bianco avrebbe avuto necessità di sedersi.

La NAACP di Montgomery stava pensando di iniziare un’azione legale contro la città riguardo alla segregazione sugli autobus, ma dovevano avere il rappresentante giusto e un caso che facesse scalpore. Una donna sarebbe stata la rappresentante ideale, avrebbe suscitato più simpatia rispetto a un uomo. Doveva essere di specchiata moralità, con una buona reputazione, e non avere mai infranto la legge, al di là del rifiuto di cedere il suo posto a sedere.

La mia storia – Rosa Parks e Jim Haskins

Pensate che Rosa Parks sia stata la prima persona a non lasciare il proprio posto ad un bianco? Ebbene,

Nella primavera del 1955 una ragazza, Claudette Colvin, e una donna anziana si erano rifiutate di cedere a dei bianchi i loro posti nella parte centrale dell’autobus. Quando l’autista era andato a chiamare la polizia, la donna anziana era scesa dal mezzo, ma Claudette non l’aveva fatto, dicendo di aver già pagato il biglietto e di non avere alcuna ragione per spostarsi. La polizia l’aveva trascinata giù dall’autobus e arrestata.

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Perché nessuno conosce Claudette Colvin?

Ce lo spiega Rosa Parks stessa:

[…] andai a trovare Claudette, insieme al signor Nixon e a Jo Ann Robinson, per discutere l’opportunità di portare il suo caso davanti al tribunale federale. Claudette era disposta a farlo […]. Stava andando tutto bene, finché il signor Nixon scoprì che Claudette era incinta. Non era sposata, e questo mise fine al caso. Se la stampa controllata dai bianchi fosse entrata in possesso di quella informazione, ci sarebbe andata a nozze. Claudette sarebbe stata definita una donnaccia, e il suo caso non avrebbe avuto una sola possibilità di successo. Quindi si prese la decisione di aspettare fino ad avere un rappresentante di specchiata virtù, prima di procedere investendo tempo, fatica e denaro.

La mia storia – Rosa Parks e Jim Haskins

Ecco perché è il gesto di Rosa Parks ad essere passato alla storia e non quello di Claudette Colvin. Sebbene l’autrice non si dilunghi su questo (sarebbe infatti andata fuori tema), la critica alla società bianca arriva. A distanza di oltre 60 anni siamo sicuri di essere lontani da tale società retrograda?

Il fulcro di La mia storia di Rosa Parks e Jim Haskins

Va ammesso: il motivo che spinge la maggior parte dei lettori a leggere La mia storia di Rosa Parks e Jim Haskins, edito in Italia da Mondadori è il gesto per cui l’autrice è famosa. Lei ammette di aver compiuto il gesto non pensando alla causa o di essere lei stessa il modello cercato dalla comunità di colore. Lo ha compiuto perché era stanca. Non fisicamente, ma del clima, della società in cui viveva. Era giunto il momento di dire basta. Solo successivamente le fu chiesto se desiderava diventare lei stessa il simbolo necessario alla causa. Il resto, beh, è storia.

Alcune riflessioni

Leggendo di Rosa Parks abbiamo sovente pensato a Clara Campi (la abbiamo intervistata, ricordate?), di cui abbiamo letto il suo Non sono femminista, ma…. Perché tale collegamento? Perché Clara parla sovente di Rosa Parks e Claudette Colvin, puntando il dito sul fatto che la Colvin non fu “scelta” a modello e quindi non passò alla storia a causa della società maschilista del tempo che avrebbe additato Claudette come una poco di buono, solo perché incinta così giovane e non sposata. Quello che Clara sostiene (e ci trova d’accordo) non è un attacco a Rosa Parks, quanto alla società (bianca) del tempo. Critica fatta (velatamente, forse) anche dalla Parks stessa!

La società nera del tempo si è dimostrata ben più all’avanguardia rispetto alla corrispondente bianca. Sì, perché lo “scarto” di Claudette Colvin è stato obbligato, non scelto: la comunità nera non si sarebbe potuta permettere di spendere denaro ed energie per un caso che sarebbe stato smontato dai bianchi spostando l’attenzione sulla “dubbia moralità” di Claudette. Dunque, non solo si è dimostrata più avanti, ma anche più intelligente rispetto alla società bianca, tanto da riuscire a “raggirarla” e sconfiggerla.

Perché leggere La mia storia di Rosa Parks e Jim Haskins?

I motivi sono molteplici. Sebbene negli Stati Uniti d’America la storia di Rosa Parks sia studiata a scuola, in Italia ciò non avviene (sempre). La lettura di La mia storia di Rosa Parks e Jim Haskins, edito in Italia da Mondadori, colma questo vuoto importante. E lo fa lasciando che siano gli stessi protagonisti della Storia a parlare. Gli autori parlano anche ai più giovani. Come? Parlando dell’infanzia e della gioventù di Rosa Parks e mostrando loro cosa i loro coetanei erano costretti a subire.

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