Incontro con Germano Dalcielo

Incontro con Germano Dalcielo

Incontro con Germano Dalcielo

Come alcuni di voi sapranno già, la scoperta dell’estate di Cuori d’inchiostro è stata Germano Dalcielo! Abbiamo infatti letto (o meglio, divorato!) i suoi libri Il peccatore e Lettere dal buio. In preda alla curiosità (le domande da porgergli erano tante!) abbiamo incrociato le dita e gli abbiamo proposto una chiacchierata. Riportiamo dunque l’incontro con Germano Dalcielo.

Germano, innanzitutto grazie per questa chiacchierata. Dicci qualcosa di te. Sei uno scrittore a tempo pieno?

Ciao! Ho quarantun anni, sono uno Scorpione di quelli tosti, apolitico e agnostico. Scrittore è una parola grossa, diciamo che mi diletto a scrivere racconti nel tempo libero. Ed essendo felicemente disoccupato, ne ho davvero parecchio!

Cosa fai, dunque, nella vita, oltre a scrivere? Di cosa ti occupi?

Non trovando un lavoro neanche a morire, mi sono inventato un’attività di editing e correzione bozze su internet. Mi occupo di correggere i manoscritti degli autori che si autopubblicano.

Quali sono le tue passioni e i tuoi interessi?

Sicuramente leggere libri, guardare il tennis in TV e tentare, nel mio piccolo, di aiutare cani e gatti in cerca d’adozione.

Come è nato il tuo interesse verso la scrittura? Quando hai iniziato a scrivere?

Il mio interesse per la scrittura è nato già alle scuole medie. Divorai quasi tutti i gialli di Agatha Christie e ricordo che pensai “Cavolo, mi piacerebbe scrivere un intrigo in stile Poirot e i Quattro!”. Ho iniziato a scrivere, però, solo nel 2007, quindi a 28 anni suonati, dopo una brutta esperienza col gioco d’azzardo.

Per quanto riguarda la lettura, invece? Sei un lettore? Quali generi prediligi leggere?

Sì, e sono pure un lettore “forte”. Leggo all’incirca una trentina di libri l’anno. Prediligo soprattutto thriller e gialli, ma non disdegno altri generi come horror, fantascienza e saggistica.

I racconti contenuti in Lettere dal buio sono diversi dal genere di Il peccatore. Entrambi i volumi sono decisamente affascinanti ed in grado di tenere il lettore con il naso tra le pagine fino alla fine! Tu cosa hai preferito scrivere? Quale genere ti rispecchia di più?

Beh, mi viene più facile scrivere un racconto breve. Per un romanzo serve una struttura, una trama su più livelli, un approfondimento psicologico dei personaggi che in un racconto breve non sono invece decisivi. Io adoro per esempio la flash fiction, i racconti brevissimi di una sola paginetta. Mi piace lasciare spazio all’immaginazione del lettore, non sempre è necessario fornirgli tutti i pezzi del puzzle.

Quale genere ti rispecchia di più?

Sicuramente il thriller. Ho pochi, pochissimi racconti che si possano definire horror puro. C’è invece sempre una punta di thriller e suspense in tutti.

Il peccatore sembra essere un romanzo autoconclusivo, ma sappiamo essere il primo volume di… una trilogia? Una serie?

All’inizio nacque come novella autoconclusiva, poi, sull’onda dei commenti dei lettori e della loro voglia di sapere di più, mi è venuta l’idea di fare almeno un secondo volume. Quindi una duologia, al 99,9%.

Come mai la scelta di scrivere una serie? Usciranno i volumi successivi? Se sì, hai un’idea del quando?

Non è stata una scelta intenzionale, come dicevo prima sono stato “incentivato” dalla risposta dei lettori al primo libro. Uscirà senz’altro prima del 2022 il secondo volume. Per ora è scritto a mano su un’agenda bancaria, devo solo trasferirlo su Word e limarlo.

Cosa hanno ispirato i racconti contenuti in Lettere dal buio e Il Peccatore?

I racconti di Lettere dal buio sono ispirati ai weird tales della tradizione americana, racconti con un twist inaspettato sul finale o semplicemente “strani”, cervellotici, bizzarri. Per Il Peccatore invece l’ispirazione mi è venuta a forza di leggere romanzi mariani (incentrati sulla figura di Maria Maddalena). Non posso spoilerare il mio stesso romanzo, ma posso dire che a forza di leggere una teoria che a mio parere non sta in piedi (Gesù sposato con lei), ho voluto fornire il mio personalissimo punto di vista, ecco.

Il Peccatore ricorda vagamente Dan Brown. C’è stata una qualche influenza?

Certo, come dicevo prima, dopo aver letto alcuni libri mariani, tra cui anche Il codice Da Vinci, mi è venuta voglia di dire la mia sul tema.

Hai altri progetti in cantiere?

Oltre al secondo volume de “Il Peccatore”, nelle cartelle sul mio PC ci sono un thriller intitolato “Il focolaio dei suicidi” e “Zuma”, la storia della mia cagnolina volata via due anni fa.

Sappiamo che sei un amante dei cani, in quanto attivo per trovar loro una casa e/o sostegno economico per chi, di loro, necessita di cure veterinarie. Hai mai pensato di scriverne?

Sì, nel 2017 mi ha lasciato dopo nove anni la mia adorata Zuma, una setterina che mi ha fatto compagnia forse nel periodo più buio e difficile della mia vita (ero finito in una spirale autodistruttiva a causa del gioco d’azzardo). Ho deciso di scrivere che cosa ha significato per me avere un cane, anzi, una figlia.

Sei amante anche di altri animali?

Sì, oltre ai cani adoro i gatti e i pappagalli, specie quelli che parlano, mi fanno morire. Ma in genere mi piacciono tutti, a parte i rettili che proprio mi fanno senso, è più forte di me.

Abbiamo letto la serie di K-PAX in cui uno dei protagonisti non mangia animali ritenendoli esseri viventi superiori agli umani, che stanno distruggendo il pianeta. Ti ritrovi nella sua visione delle cose, che poi è quella dell’autore Gene Brewer?

Sono d’accordo che gli animali siano superiori all’essere umano a livello proprio di anima (la radice della parola stessa!). D’altronde la vera bestia è l’uomo, basta vedere come sta, appunto, rovinando la sua unica casa in nome dell’ego o del vil denaro.

È possibile, secondo te, essere amante degli animali ed essere onnivori? In tal modo, non si amerebbero solo “alcuni” animali?

È un tema molto delicato e preferirei non addentrarmi in un ginepraio. Per rispondere alla vostra domanda, no, non è possibile essere sia amante degli animali tutti e poi mangiare pollo, tacchino, maiale, vitello, coniglio, agnello, cinghiale e chi più ne ha più ne metta. Non si tratta nemmeno di amare alcuni animali e altri no, ma semplicemente di rispettare il loro diritto alla vita. Con questo non dico che non mangio carne, sarei un ipocrita se lo affermassi. Dico solo che, nel mio piccolo, cerco di limitarne il consumo solo a quando non posso rifiutare un invito a un’occasione conviviale che preveda un menù a base di carne.

Siamo così giunti al termine dell’incontro con Germano Dalcielo, che ringraziamo per la sua cordialità e disponibilità! Ricordiamo che trovate gli altri incontri con l’autore in questa sezione.

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